Stupro al Foro Italico di Palermo: richieste di condanna per i sei giovani accusati.
Per il terribile caso di stupro di gruppo avvenuto nel luglio dello scorso anno al Foro Italico di Palermo, sono state avanzate le richieste di condanna per i sei imputati. Le pene richieste variano fino a 12 anni di reclusione per aver abusato, a turno, di una giovane 19enne in un cantiere abbandonato. Uno degli accusati avrebbe persino ripreso la violenza con il cellulare, aumentando ulteriormente l’indignazione per quanto accaduto.
Palermo, nessuna scusa alla vittima dello stupro
Durante il processo, l’avvocato della vittima, Carla Garofalo, ha sottolineato un dettaglio cruciale: “In aula ho ribadito che nessuno dei giovani ha chiesto scusa alla vittima”. Secondo il legale, uno degli imputati ha presentato una lettera in cui si scusava con la madre, la sorella e la fidanzata, ma nessuna parola è stata rivolta alla ragazza che ha subito la violenza. “Quella per me è una lettera kamikaze”, ha commentato Garofalo, evidenziando come la mancanza di pentimento nei confronti della vittima peggiori ulteriormente la situazione.
Il caso del Foro Italico: un trauma che ha segnato la città
Il caso ha scosso profondamente tutta la comunità palermitana. La giovane vittima è stata attirata con l’inganno nel cantiere abbandonato, dove è avvenuto l’orrore. Le prove contro i sei giovani sono schiaccianti: oltre alla testimonianza della vittima, le immagini registrate da uno dei carnefici sono state utilizzate come prova incriminante.
Il processo ha messo in luce non solo la brutalità del crimine, ma anche la totale assenza di empatia da parte dei sei imputati, Angelo Flores (il maggiore del branco che filmò la violenza col telefonino), Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa ed Elio Arnao.
Nessuno dei ragazzi coinvolti ha dimostrato un vero segno di rimorso verso la ragazza abusata. La richiesta di condanna per stupro aggravato riflette la gravità della violenza commessa e l’impatto devastante che questa ha avuto sulla vita della vittima.